La competenza dei media svizzersi
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In un’epoca di Fake News e onnipresenza dei Social Media, dove si posizionano i media svizzeri? Le Fake News, ad esempio quella sull’origine controversa del Coronavirus, si moltiplicano e si diffondono a macchia d’olio soprattutto grazie ai Social Media. In tempi di fonti inattendibili e di false notizie vale la pena fare maggior affidamento ai mezzi d’informazione svizzeri, allo scopo di riuscire ad ottenere informazioni affidabili e veritiere.
Romina Gilgen, tradotto da Sofia Nicoli | 18.02.2020
Foto: Elijah O’Donnell su Unsplash
I media svolgono un ruolo fondamentale per la società; non a caso vengono definiti come la quarta potenza politica. Idealmente essi garantiscono la possibilità di un dialogo critico e rendono possibili riflessioni dell’opinione pubblica riguardo a temi politici, sociali, economici o culturali. Tuttavia, in una realtà caratterizzata da Social Media e Fake News, il lettore viene sempre più frequentemente portato a crearsi autonomamente un’idea dei fatti. Non tutti i cittadini dispongono però di una tale competenza in relazione ai media o si prendono il tempo necessario per acquisire una solida cognizione dei fatti. Il Centro di ricerca per la sfera pubblica e la società (fög) dell’Università di Zurigo si è confrontato con questo problema, analizzando la qualità dei media svizzeri e lanciando poi un progetto volto al promovimento di una maggior competenza mediatica.
“Il passaggio dalle Hard-News ai temi della vita quotidiana può essere considerato come la ragione principale della perdita di varietà dei media svizzeri.”
Da oltre 10 anni il fög si occupa della qualità dei servizi dei media di informazione svizzeri, come ad esempio i format della SSR SRG o della NZZ. In tale ambito la sensibilità alla qualità è combinata alla funzione di apporto democratico. Infatti, solamente grazie all’aiuto dei media di informazione svizzeri è effettivamente possibile creare un’opinione pubblica. Essi comprendono essenzialmente quotidiani svizzeri così come riviste o programmi sia televisivi che radiofonici e siti web di informazione. I media dovrebbero presentare dei resoconti equilibrati, in modo che le persone possano farsi un’idea dei vari punti di vista. In breve, questi mezzi di informazione dovrebbero rappresentare il dibattito pubblico con la massima qualità possibile.
Dalle Hard News ai temi di Human-Interest
Secondo i ricercatori, i servizi offerti dai media svizzeri perdono di qualità solo marginalmente; non tutte le dimensioni qualitative ne risentono inoltre in egual misura. Se da un lato in relazione alla cronaca, agli editoriali e alla trasparenza sulle fonti i media svizzeri possono vantare un livello di qualità costantemente elevato, d’altro canto essi manifestano un chiaro deficit in termini di rilevanza e varietà. Si costatano anche perdite di qualità in ambito di classificazione, rilevanza dei contributi e diversificazione di contenuti. Un fattore sempre più importante sono le Soft-News. Per Soft-News si intendono i servizi sui temi di società (Lifestyle), di personaggi famosi (VIP) e di altri argomenti nel campo dell’intrattenimento. Invece, per quanto riguarda le Hard-News, l’attenzione dei reportage si muove sempre più da un contesto sociale globale per andarsi a focalizzare sui singoli individui. In particolare, si è registrato un aumento dei contributi su temi di vita vissuta (Human Interest), tra cui si contano ad esempio tematiche della quotidianità o riguardanti la sfera emotiva, sulle quali ciascuno può esprimere una propria opinione. L’esperto Jörg Schneider, ricercatore associato del fög, completa così le conclusioni della ricerca: “I media d’informazione svizzeri cercano di reagire ai Social Media riportando sempre più opinioni e prese di posizione”. Il passaggio dalle Hard-News ai temi della vita quotidiana può essere considerato come la ragione principale della perdita di varietà dei media svizzeri.
Bedeutung der «Demokratische Leistungsfunktion»:
Ein Qualitätsverständnis, das auf die demokratischen Leistungsfunktionen abstellt, macht es erforderlich, alle Medien nach demselben Standard zu bewerten. Denn ein Medium mag marktlich zwar erfolgreich sein, aber dennoch keinen oder nur einen bescheidenen Beitrag zum demokratischen Gemeinwesen beisteuern. Kurzum: Nicht alles, was der Markt belohnt, ist auch demokratiepolitisch erwünscht. Ziel des «Jahrbuchs Qualität der Medien» war und ist es deshalb, ein demokratietheoretisch fundiertes Instrument zu entwickeln und auf alle wichtigen Medientypen anzuwenden. (fög)
I valori sono importanti
Fortunatamente non tutte le dimensioni risentono in egual modo di una diminuzione della qualità. In particolare, i media svizzeri raggiungono un buon risultato soprattutto per quanto riguarda l’ambito della loro professionalità. Quest’ultima gioca un ruolo fondamentale per la fiducia tra il media stesso e il suo consumatore. Ad esempio, la NZZ scrive che i media svizzeri dovrebbero concentrarsi maggiormente sulla credibilità e sul dialogo, in quanto i lettori sono essenzialmente dei “partner paritari”. Visto che i lettori tendono ad abbonarsi ad un giornale se percepiscono una fiducia reciproca, il media dovrebbe rappresentare valori simili a quelli del suo lettore. Questo succede, ad esempio, se il giornale mostra una particolare vicinanza al lettore, e diventa ancora più importante in tempi di Facebook e Twitter.
“Il giornalismo professionale è importante per definire gli standard di comunicazione pubblica. Nel contempo l’utente deve essere consapevole che si presenta all’opinione pubblica come comunicatore non appena, per esempio, condivide contributi o ne commenta il contenuto sui Social Media”.
Jörg Schneider, Associate Researcher fög, UZH
Il mezzo di comunicazione non deve essere visto come un’organizzazione remota, ma piuttosto come un amico che può fornire informazioni importanti. Tuttavia, il ricercatore del fög sottolinea come i ruoli di giornalista e utilizzatore debbano sempre rimanere distinti. Il primo dovrebbe esprimersi meno come figura amica quanto piuttosto come un professionista della comunicazione degno di fiducia. Jörg Schneider ritiene inoltre che “il giornalismo professionale è importante per definire gli standard di comunicazione pubblica. Nel contempo l’utente deve essere consapevole che si presenta all’opinione pubblica come comunicatore non appena, per esempio, condivide contributi o ne commenta il contenuto sui Social Media”.
Tempo e denaro quali fattori decisivi
I contributi che mettono in risalto opinioni, come commenti o editoriali, sono aumentati. In linea di principio non si tratta di un’evoluzione negativa; se però avviene a spese della ricerca scientifica ciò può risultare problematico. Concretamente significa che, mentre i servizi giornalistici di approfondimento vivono una fase di declino, i format orientati sulla manifestazione di opinioni proliferano. Una tale evoluzione dovrebbe venir trattata con cautela, perché incrementa il pericolo dei format d’opinione che richiedono un impiego di risorse limitato. L’elevato impiego di risorse necessario per le classiche inchieste giornalistiche non può in parte più essere garantito a causa delle onnipresenti misure di risparmio. Questo può causare delle ripercussioni negative se ciò va a scapito degli approfondimenti giornalistici. Anche Jörg Schneider condivide questa posizione: “Mancano le risorse!”. La domanda che dovrebbe porsi il settore dei media è quindi come poter far confluire maggiori mezzi nel giornalismo. Schneider ritiene altresì che è importante creare una consapevolezza in riferimento alla qualità delle notizie. Per il futuro l’esperto si prefigura una soluzione mista, laddove ad esempio alcuni articoli vengono acquistati mentre altri possano essere messi a disposizione dal servizio pubblico come un servizio di base.
Vier aufklärerische Qualitätsansprüche an das öffentliche Räsonnement
I) Die Relevanz: Bürger sollen die allgemein relevanten Dinge debattieren
II) Die Universalität (Vielfalt): Wenn Vernunft regiert, müssen alle begründeten Meinungen zugelassen sein und kein Thema darf dem Zugriff der öffentlichen Debatte entzogen werden
III) Die Zugänglichkeit: Unabhängig von Stand und Herkunft soll die Öffentlichkeit für alle zugänglich sein
IV) Vernünftigkeit: Orientierung am Prinzip der sanften Gewalt des besseren Arguments (… und nicht der Polemik oder der «ad hominem»-Rede)
Diese Qualitätsansprüche an «gute» öffentliche Debatten sind gemäss fög immer noch gültig und bilden bis heute die Basis der demokratischen Ordnung moderner, zivilisierter Gesellschaften. (fög)
Risparmiare a scapito della qualità
Le misure di risparmio delle redazioni risultano essere particolarmente evidenti anche nella dimensione della qualità delle notizie. Il problema di fondo è da ricondurre al fatto che le Fake News possono essere ottenute a buon mercato, mentre che le offerte frutto di ricerche approfondite costano denaro. Grazie all’interazione di dimensioni differenti, la qualità dei media svizzeri può comunque essere in qualche modo preservata. In definitiva, la disponibilità di risorse giornalistiche può essere considerata fattore decisivo per quanto concerne l’offerta qualitativa. Da ciò si conclude quanto sia di estrema importanza far disporre di un sufficiente capitale finanziario e umano al giornalismo d’informazione. Solamente in questo modo esso potrà adempiere alla propria responsabilità nei confronti della società.
La competenza mediatica: una materia per la vita
Il fög dell’Università di Zurigo fa un ulteriore passo avanti e grazie al suo progetto Newsup.ch si propone di aumentare la competenza mediatica mediante l’insegnamento nelle scuole. A tale scopo ha lanciato un nuovo progetto gli studenti delle scuole superiori e dei licei, creando una propria redazione che ha il compito di fornire agli insegnanti del materiale didattico idoneo. Tale documentazione dovrebbe permettere agli insegnanti di spiegare agli studenti la differenza tra Fake News e informazione giornalistica, anche grazie ad esempi illustrativi e concreti. Jörg Schneider ritiene che “stante i nuovi media e la ricchezza di informazioni che ne deriva, non sono solo i ragazzi ma tutti gli utenti ad avere bisogno di una competenza mediatica maggiore”. In questo modo, gli utenti risulterebbero in grado di giudicare autonomamente la veridicità delle informazioni raccolte.
“Angesichts der neuen Medien und der damit einhergehenden Informationsfülle brauchen aber nicht nur die Jungen, sondern alle Nutzerinnen und Nutzer Medienkompetenz.”
Jörg Schneider, Associate Researcher fög, UZH
Con questo progetto il fög vuole aumentare la condivisione e l’accessibilità dei risultati delle proprie ricerche all’opinione pubblica interessata. L’obiettivo è quello di raggiungere soprattutto i giovani adulti di oggi, che sono cresciuti con una specifica modalità di utilizzazione dei media generazionale, per la quale non ci si informa più con l’ausilio di televisione e giornali, bensì si fa affidamento per lo più a siti di notizie online, a blog e ai Social Media. Il pericolo di questi ultimi è che si ottengono delle informazioni limitate e filtrate. Con tali modalità, l’informazione è giocoforza sempre più unilaterale.
Distinguere le notizie reali dalle Fake News
I giovani dovrebbero mettere in discussione il proprio comportamento quali utilizzatori delle notizie informandosi sul nostro sistema mediatico, verificando le fonti e classificando le informazioni, al fine di essere successivamente in grado di formarsi una propria opinione solida e fondata. In sintesi, questo processo può essere riassunto con il termine di “competenza mediatica”. Il fög vuole inoltre sensibilizzare i giovani sui vantaggi dell’essere ben informati. Quel circa 56% di giovani tra i 16 e i 19 anni che si è da un lato allontanato dal giornalismo d’informazione e che dall’altro non riesce più ad essere intercettato dagli ormai datati format di comunicazione di notizie, potrebbe in questo modo reimparare il valore aggiunto e l’importanza di tali offerte. Così facendo, nell’attuale tsunami di informazioni sul Coronavirus sarebbe in grado di identificare autonomamente quali informazioni sono molto verosimilmente delle Fake News e quali invece no.
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Romina Gilgen
l'esperto Uni Zürich (fög)

Joerg Schneider
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Chi dice che funziona?
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La medicina moderna dispone di una grande quantità di terapie e misure preventive. Ma chi decide in realtà che cosa funziona? Doris Kopp e Beatrice Minder, due specialiste di informazione all’Istituto di medicina sociale e preventiva dell’Università di Berna, mostrano come la certezza maggiore possa essere stabilita attraverso la scienza.
Tanya Karrer, tradotto da Flynne Frölich | 15.01.2020
Rappresentazione artistica di un filamento di DNA da Arek Socha su Pixabay
Chi volge lo sguardo sui computer di Doris Kopp e Beatrice Minder all’Istituto di medicina sociale e preventiva (ISPM) dell’Università die Berna non può che provare un lieve senso di vertigini. I loro schermi sono ricoperti da filamenti di ricerca infiniti e complicati. I due Expert Searchers cercano nelle banche dati mediche, come per esempio PubMed, “i giusti aghi nel pagliaio”, come dice Kopp, tra circa 30 milioni di registrazioni. “Per fare questo necessitiamo di strategie di ricerca sofisticate” aggiunge la sua collega Minder. Banche dati? E il laboratorio e la piastra di Petri che fine hanno fatto? Kopp ride. Sì, anche lei più di dieci anni fa, quando arrivò all’Istituto come bibliotecaria, chiese dove si trovasse il laboratorio. Oggi sa che la ricerca non avviene solo nella piastra di Petri.
“Con la loro ricerca attraverso le banche dati specialisti di informazione contribuiscono in modo determinante alla riuscita di un progetto di ricerca.” Doris Kopp
Lei chiama questo altro genere di scienza Desktop-ricerca. Questa non si svolge direttamente presso il paziente, ma si basa su analisi già effettuate o su dati anonimizzati di pazienti. Vari studi clinici su un argomento vengono paragonati tra di loro in cosiddette revisioni sistematiche, in inglese: Systematic reviews, finché non viene rilevato un trend. Questo, nel migliore dei casi, fornisce l’evidenza scientifica e dice quindi che cosa, secondo le informazioni disponibili, funziona o meno oppure cosa necessita di ulteriore ricerca.
La ricerca basata sull’evidenza scientifica è un lavoro di squadra
Come si arriva a questa evidenza scientifica? Minder spiega il processo nel modo seguente: “Per prima cosa i ricercatori formulano una domanda e devono sapere esattamente quale sia l’obbiettivo della loro ricerca. Sulla base di questa domanda cerchiamo poi su scala mondiale letteratura rilevante sul tema”. Gran parte è registrata all’interno di banche dati. Seguendo poi standard internazionali Kopp e Minder formulano la query di ricerca. Occhi inesperti possono immaginarselo come una ricerca su Google molto complicata: diversi termini chiave vengono collegati e inseriti con l’aiuto degli operatori booleani AND, OR, NOT e altri. Se la ricerca è fatta bene, la banca dati fornisce analisi sul tema di ricerca voluto. “Troviamo forse 20 analisi adatte che i ricercatori poi verificano per quanto riguarda la qualità e i risultati. Per esempio, si possono trovare due che confermano il funzionamento della terapia analizzata, ma diciotto in cui non fu rilevato nessun effetto” spiega Kopp. Prima però che si possa dire che la terapia non funzioni, entra in gioco la statistica ovvero gli statistici. Loro calcolano in particolare quante persone hanno partecipato alle analisi e ponderano i risultati adeguatamente. Solo allora può essere fatta una dichiarazione robusta sull’evidenza scientifica o appunto sull’efficacia di una terapia.
La ricerca deve essere comprensibile, trasparente e ripetibile
Con la loro ricerca attraverso le banche dati specialisti di informazione contribuiscono in modo determinante alla riuscita di un progetto di ricerca. Pertanto, a Kopp fa piacere che lei e la sua collega da poco, nei rapporti di ricerca pubblicati, vengano elencate come co-autrici. I loro metodi usati per la ricerca con le banche dati devono rispettivamente essere comprensibili, trasparenti e ripetibili per ricercatori e ricercatrici in tutto il mondo. Per questo viene elencato il filamento di ricerca anche in ogni revisione sistematica.
Infobox termini
Evidenza: “(…) immediata e totale visibilità, certezza (Duden)
Operatore booleano: Un operatore booleano è un operatore logico, vale a dire un operatore che opera su valori di verità. Il nome deriva da George Boole. Il campo di applicazione più importante degli operatori booleani è la programmazione. (Wikipedia).
“Solo quando la ricerca riuscì a fornire dell’evidenza scientifica per le malformazioni attraverso Contergan, le autorità agirono e vietarono il farmaco.” Beatrice Minder
Se la ricerca si conclude bene vuol dire che si è arrivati alla fine del processo? Non del tutto. Minder sottolinea che spesso dura abbastanza fino a quando i risultati di ricerca vengano applicati anche nella quotidianità, ad esempio in ospedali o ambulatori medici. “Spesso dipende dal fatto, che lo stato dell’evidenza non è chiaro o che ci sono ancora lacune nella ricerca” spiega Minder. Come esempio nomina il calmante Contergan che negli anni 1960 portò alla malformazione di neonati provocando uno scandalo. “Solo quando la ricerca riuscì a fornire dell’evidenza scientifica per le malformazioni attraverso Contergan, le autorità agirono e vietarono il farmaco” aggiunge.
Infobox ISPM UniBe
L’Istituto per medicina sociale e preventive (ISPM) dell’Università di Berna è al contempo un’organizzazione scientifica e accademica e comprende dipendenti provenienti da 23 nazioni diverse. L’Istituto conduce ricerca interdisciplinare nei campi della salute sociale e comportamentale, dell’epidemiologia clinica, della biostatistica e della salute ambientale. Link per il video di presentazione.
Come madre di due ragazze adolescenti si domanda oggi, se ci sia abbastanza evidenza che confermi la sicurezza del vaccino HPV. Ha trovato delle risposte presso Cochrane, una rete di ricerca indipendente che sostiene completamente l’evidenza scientifica. Il vaccino HPV sembra essere sicuro.
Una revisione sistematica è, secondo l’opinione di adesso, il design di ricerca da scegliere per poter valutare quale terapia funziona o meno. Attraverso la ricerca delle analisi più affidabili, le specialiste di informazione Doris Kopp e Beatrice contribuiscono non solo alla cura sicura dei pazienti ma anche ad una generale conoscenza migliore sulla salute.
Autorin

Tanya Karrer
Expertinnen UniBe

Doris Kopp & Beatrice Minder
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Ghiaccio eterno e il livello del mare
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Nel 2007, l’IPCC ha avvertito un possibile scioglimento delle calotte glaciali in Groenlandia e nell’Antartico occidentale. La conseguenza sarebbe un aumento del livello del mare tra i quattro e i sei metri. Questo accadrà nell’arco di tempo dei prossimi secoli forse addirittura millenni. Nella loro ultima dichiarazione di novembre, i ricercatori della ONG Climate Central ora prevedono un aumento fino ai due metri per l’anno 2100. In brevissimo tempo le conseguenze calcolate del riscaldamento globale si sono spostate nel prossimo futuro e ora minacciano l’umanità per via dell’aumento del livello del mare che accadrà nei prossimi decenni. Uno sguardo al passato mostra quanto sia fragile l’interazione tra il ghiaccio e l’oceano.
Martin Zahno e Luisa, tradotto da Yasemin Mallaun | 01.01.2020
Monti Ellsworth in antartide(Image by skeeze from Pixabay)
Un aumento di uno o due metri non sembra molto. Eppure: se il livello del mare continua ad aumentare così rapidamente, le conseguenze saranno drastiche e saranno avvertibili nel prossimo futuro. Questo è anche stato accentuato da Horst Machguth, professore di glaciologia all’Università di Friburgo: “Insieme a mareggiate un nuovo livello del mare può essere raggiunto e portare a inondazioni catastrofiche”.
Secondo gli ultimi calcoli, tali eventi estremi non accadono solo più intensamente per via della ampliata quantità di acqua, ma soprattutto si verificano molto più frequentemente. “Le aree che si trovano appena al di sopra del livello del mare nell’interno del paese hanno il rischio di essere colpite da tali alluvioni”, aggiunse Machguth.
Nei prossimi decenni, paesi come il Vietnam, il Bangladesh o i Paesi Bassi, ma anche città come Giacarta, Mumbai o Venezia si confronteranno sempre di più con mareggiate. Tali avvenimenti sono stati previsti negli ultimi decenni da ricercatori di tutto il mondo. Il periodo, in cui potrebbero verificarsi eventi estremi così disastrosi, si è ora spostato significativamente più vicino al presente. Non si tratta più di millenni. Nel suo ultimo rapporto di settembre 2019, l’IPCC presume che l’aumento del livello del mare di sei metri potrebbe essere già raggiunto nel 2300. Uno scenario del genere porgerebbe problemi seri per ciascuno dei quasi 700 milioni di residenti costieri al mondo. In conseguenza grandi aree potrebbero diventare permanentemente inabitabili. Per il prossimo futuro le conseguenze dell’aumento del livello del mare possono quindi essere già viste come piuttosto un pericolo. La situazione è altrettanto preoccupante se si considerano le ragioni di questo fenomeno.
Scudo antighiaccio in antartide (Image by David Mark from Pixabay)
Come mai questo aumento del livello del mare?
Per capire le ragioni di questi nuovi scenari, bisogna prima distinguere tra i ghiacciai e le calotte glaciali. Le calotte glaciali sono le enormi masse di ghiaccio legate alla Groenlandia e all’Antartico. Anche se lo scioglimento del ghiacciaio stesso ha solo una piccola probabilità per causare l’aumento del livello del mare, si può vedere che circa la metà del ghiaccio che si scioglie nel mondo proviene attualmente dai ghiacciai. “ Principalmente, ciò è dovuto alla grande superficie dei ghiacciai del mondo”, dichiara Machguth. L’ablazione rispettivamente lo scioglimento del ghiaccio avviene in primo luogo sulla superficie della massa di ghiaccio. “Tuttavia questo non è sostenibile”, spiega il glaciologo. “Nel momento in cui la maggior parte dei ghiacciai si è sciolta, ci sarà tuttavia ancora tanto ghiaccio rimasto nell’Artico, che continuerà per molto tempo a causare l’innalzamento del livello del mare.” Negli ultimi anni anche l’ablazione dei ghiacciai della Groenlandia si è accentuata rispetto alle ipotesi del 2007.
“Si può vedere che circa la metà del ghiaccio che si scioglie nel mondo proviene attualmente dai ghiacciai.”
La calotta glaciale della Groenlandia è maggiormente responsabile per l’innalzamento del livello del mare; più del ghiaccio che è attualmente legato nell’Antartico. “Le ragioni sono differenti”, spiega Machguth, “da un lato, una gran parte della Groenlandia si trova lontano al sud e dall’altro lato è importante capire che c’è molto più caldo nell’Artico che al polo sud.” Secondo il glaciologo, questo è uno dei motivi attribuito al fatto che la Groenlandia è circondata da grandi masse di terra. Da parte sua, l’Antartico ha un proprio sistema climatico grazie alla sua posizione circondata dagli oceani, in cui le temperature sono sotto lo zero anche nei mesi estivi.
WIBLO infografica da Luisa
L’Antartico come fattore di rischio
Uno sguardo nel passato suggerisce che l’Antartico è tutt’altro che un sistema stabile. Tra le ultime due ere glaciali, il livello globale del mare è salito fino a nove metri in un periodo relativamente breve di circa 1000 anni ed era in fasi cinque metri sopra il livello attuale. Questo aumento improvviso non è solo dovuto ad uno rapido scoglimento, argomenta Machguth: “Molto probabilmente questo evento è stato associato a grandi avvenimenti dove il ghiaccio si spacca nell’Antartico occidentale.” Intere masse di ghiaccio si spaccano e si staccano dai grandi ghiacciai e poi galleggiano in mare aperto fino a quando non si sciolgono.
Informazioni sull’Antartico
Nella regione di Adélieland la massima densità del ghiaccio stimata è di 4.776 metri. Con una superficie di circa 13.924 km², l’Antartico ha la superficie più grande dell’area dell’Unione Europea ed è circa 337 volte più grande della Svizzera! Inoltre, nell’Antartico prevalgono venti forti superiori alla media. Non è una rarità che le velocità annuali del vento possono raggiungere fino ai 300 km all’ora.
Ciò che è minaccioso è il fatto che nell’Antartico occidentale gran parte della calotta glaciale si trova a terra, a differenza della Groenlandia, che è sotto il livello del mare. Se l’Antartico occidentale dovesse destabilizzarsi, potrebbe causare uno scoglimento subglaciale. La conseguenza di un tale scioglimento subglaciale e della destabilizzazione meccanica sarebbe un rapido staccamento di enormi masse di ghiaccio. La probabilità di un aumento di sette metri del livello del mare nell’Antartico occidentale è un immaginazione minacciosa. “Tuttavia, tali scenari dovrebbero essere trattati con cautela, poiché un evento così improvviso potrebbe a sua volta influenzare fenomeni globali come le correnti oceaniche, che a loro volta hanno un impatto sul clima”, spiega Machguth.
Anche se le conseguenze di tale scenario sono difficili da valutare, gli effetti a breve termine dell’innalzamento del livello del mare sono già oggi visibili. L’impatto che questo aumento avrà su tutta l’umanità sta lentamente diventando evidente e palpabile. Le conseguenze di un processo che può essere difficilmente fermato, ma al massimo contenuto.
Ellsworth Mountain Range in der Antarktis (Image by skeeze from Pixabay)
Ein Anstieg von einem oder auch zwei Metern hört sich erstmal nicht nach viel an. Und dennoch: Steigt der Meeresspiegel weiter so rasant an, dann werden die Folgen drastisch und bereits in naher Zukunft spürbar sein. Dies betont auch Horst Machguth, Professor für Glaziologie an der Universität Freiburg: „Gepaart mit Sturmfluten kann ein solch neues Meeresspiegellevel zu Hochwasserkatastrophen führen.“ Solche Extremereignisse treten laut den neuesten Berechnungen durch die vergrösserte Wassermenge nicht nur verstärkt, sondern vor allem viel regelmässiger auf. „Gebiete, welche bis weit ins Landesinnere kaum oberhalb des Meeresspiegels liegen, laufen Gefahr, von solchen Fluten getroffen zu werden“, so Machguth weiter. Länder wie Vietnam, Bangladesch oder die Niederlande, aber auch Städte wie Jakarta, Mumbai oder Venedig würden somit bereits in den kommenden Jahrzehnten verstärkt mit Sturmfluten konfrontiert werden. Solche Szenarien wurden von Forschern weltweit bereits in den vergangenen Jahrzehnten prophezeit. Der Zeitraum, in welchen es zu solchen verheerenden Extremereignisse kommen könnte, hat sich nun jedoch deutlich näher zur Gegenwart verschoben. Es handelt sich nicht mehr um Jahrtausende. So geht der Weltklimarat in seinem neusten Bericht vom September 2019 davon aus, dass der Anstieg des Meeresspiegels von sechs Metern bereits im Jahre 2300 erreicht sein könnte. Ein solches Szenario würde jeden der knapp 700 Millionen Küstenbewohner der Welt vor erhebliche Probleme stellen. Grosse Gebiete könnten so permanent unbewohnbar werden. Die Folgen des Meeresspiegelanstieges können somit bereits für die absehbare Zukunft als durchaus bedrohlich angesehen werden. Ebenso bedenklich ist die Situation, wenn man sich mit den Gründen dieses Phänomens auseinandersetzt.
Eisschild in der Antarktis (Image by David Mark from Pixabay)
Um die Gründe für diese neuen Szenarien verstehen zu können, muss man zuerst zwischen Gletschern und Eisschildern unterscheiden. Mit Eisschildern sind die riesigen Eismassen gemeint, welche auf Grönland und in der Antarktis gebunden sind. Obwohl die Gletscherschmelze an sich nur ein geringes Potenzial hat, den Meeresspiegel ansteigen zu lassen, zeigt sich: Rund die Hälfte des Eises, das auf der Welt schmilzt, stammt momentan von Gletschern. „Dies liegt vor allem an der grossen Oberfläche der weltweiten Gletscher“, so Machguth. Die Ablation, bzw. das Schmelzen des Eises, findet in erster Linie an der Oberfläche der Eismasse statt. „Nachhaltig ist dies jedoch nicht“, erläutert der Glaziologe weiter. „Zum Zeitpunkt, an dem der Grossteil der Gletscher weggeschmolzen ist, wird immer noch viel Eis in der Arktis übrig sein, welches noch lange für einen weiter steigenden Meeresspiegel sorgen wird.“ Auch die Ablation der Gletscher auf Grönland hat sich in den vergangenen Jahren mehr verstärkt als man in den Berichten von 2007 angenommen hat.
“Rund die Hälfte des Eises, das auf der Welt schmilzt, stammt momentan von Gletschern.”
Schon jetzt trägt der Grönländische Eisschild einen beträchtlichen Teil zum Anstieg des Meeresspiegels bei. Deutlich mehr als jenes Eis, welches momentan in der Antarktis gebunden ist. „Die Gründe sind verschieden“, erklärt Machguth, „zum einen liegen grosse Teile Grönlands weit im Süden und zum anderen ist es wichtig zu verstehen, dass es in der Arktis deutlich wärmer ist als am Südpol.“ Dies ist laut dem Glaziologen unter anderem darauf zurückzuführen, dass Grönland von grossen Landmassen umgeben ist. Die Antarktis ihrerseits hat durch ihre von Ozeanen umgebene Lage ein eigenes Klimasystem, in welchem auch in den Sommermonaten Temperaturen unter dem Gefrierpunkt herrschen.
WIBLO Infografik von Luisa
Dass die Antarktis jedoch alles andere als ein stabiles System ist, lässt ein Blick in die Vergangenheit vermuten. Zwischen den letzten beiden Eiszeiten erhöhte sich der globale Meeresspiegel innerhalb der relativ kurzen Zeit von rund 1000 Jahren um bis zu neun Meter und lag phasenweise fünf Meter über dem heutigen Level. Dieser abrupte Anstieg sei nicht allein auf eine schnelle Schmelze zurückzuführen, argumentiert Machguth: „Dieses Ereignis stand mit grosser Wahrscheinlichkeit in Verbindung mit enormen Kalbungs-Events in der Westantarktis.“ Beim sogenannten Kalben brechen ganze Eismassen vom Schild ab und treiben dann auf dem offenen Meer, bis sie schliesslich schmelzen.
Infobox Antarktis
Die geschätzte maximale Eisdicke in der Region Adélieland beträgt 4’776 Meter. Mit einer Oberfläche von rund 13,924 km2 ist die Antarktis flächenmässig grösser als die EU und rund 337 mal grösser als die Schweiz! Zudem herrschen in der Antarktis überdurchschnittlich starke Winde vor. Ganzjährige Windgeschwindkeiten von bis zu 300 km/h sind keine Seltenheit.
Bedrohlich ist dabei die Tatsache, dass in der Westantarktis grosse Teile des vorhandenen Eisschildes anders als in Grönland auf Land liegen, welches sich unterhalb des Meeresspiegels befindet. Falls sich die Westantarktis destabilisieren sollte, könnte eine subglaziale Schmelze die Folge sein. Die Konsequenz einer solchen subglazialen Schmelze sowie der mechanischen Destabilisierung wäre das schnelle Kalben von enormen Massen von Eis. Bei einem Meeresspiegelanstiegspotenzial der Westantarktis von sieben Metern eine bedrohliche Vorstellung. „Solche Szenarien sind jedoch mit Vorsicht zu geniessen, da ein solch plötzliches Ereignis wiederum globale Phänomene wie beispielsweise die Meeresströmungen beeinflussen könnte, welche ihrerseits Auswirkungen auf das Klima haben“, erklärt Machguth.
Auch wenn die Folgen eines solchen Szenarios schwer abzuschätzen sind, sind die kurzfristigen Auswirkungen des Meeresspiegelanstieges schon heute erkennbar. Der Einfluss, welcher dieser Anstieg auf die gesamte Menschheit haben wird, wird nun langsam ersichtlich und spürbar. Folgen eines Prozesses, den man kaum mehr aufhalten, sondern höchstens noch eindämmen kann.
l'autore

Martin Zahno
Illustratorin

Luisa Morell
l'esperto Università Freiburg

Horst Machguth
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Il cavaliere desiderato
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Un gruppo di progetto dell’Università di Berna sta lavorando su una nuova edizione del romanzo Parzival che fu composto da Wolfram von Eschenbach. L’ultima edizione risale a quasi due secoli fa e ormai non soddisfa più le esigenze attuali di critica testuale.
Anika Ruppen, tradotto da Miriam Malheiro | 01.01.2020
Scritta a mano Z Heidelberg, Biblioteca universitaria, Cod. Pal. germ. 364 verso 1.1
Parzival è probabilmente il più famoso eroe cavaliere della letteratura medievale. Il romanzo, che fu scritto tra il 1200 e il 1210, è contenuto in così tante testimonianze testuali come nessun altro del genere del ciclo arturiano: secondo le informazioni sul sito web del progetto (www.parzival.unibe.ch) sono noti sedici manoscritti, una stampa e 72 frammenti che insieme tramandano il testo. Accaduta nel 2019, la scoperta più recente fu di un frammento trovato a Magonza. Oggigiorno è piuttosto improbabile che vengano scoperti ulteriori manoscritti completi. Frammenti invece – vuol dire porzioni largamente corrotte di manoscritti – possono sempre essere scoperti nelle copertine di manoscritti non utilizzati da tanto tempo. La ragione di ciò è la cosiddetta carta da stampa da macero, la cartastraccia: principalmente verso il 1500, manoscritti e testi allora diventati inutili venivano tagliuzzati, risultando in pergamena ancora preziosa e stabile che poi poteva essere riutilizzata. Di solito, questi ritagli e pezzetti finivano in copertine di nuovi manoscritti e stampe dove dovevano rinforzare i materiali corrispondenti. In questo modo, parti di testimonianze testuali rimangono nascoste per tanti secoli in copertine di manoscritti, primariamente conservate in biblioteche. In parte per caso, in parte grazie a ricerche specifiche, vengono infine di nuovo rintracciate.
Scritto a mano R Berna, Biblioteca della Borghesia, Cod. AA91 61v verso 308.11
Capolavoro difettoso
L’edizione di Parzival scritta da Karl Lachmann, che finora non è mai stata scambiata, fu pubblicata nel 1833; in un tempo nel quale l’occupazione con la poesia vernacolare del Medioevo conobbe un vero boom. Ciò che una volta veniva considerato come notevole opera editoriale, oggi non soddisfa più le esigenze odierne a causa di carenze – il metodo utilizzato è obsoleto rispetto agli standard di oggi, poiché si basa su relativamente pochi manoscritti. Siccome il numero di testimonianze testuali è da allora aumentato considerevolmente, gran parte dei portatori della tradizione e trasmissione oggigiorno conosciuti non vengono sufficientemente considerati.
“Il lavoro con altre discipline come l’informatica e la biologia evolutiva porta una ventata d’aria fresca al campo”
Concetto orientato al futuro
Nel 2001 (all’epoca ancora l’Università di Basilea, dal 2006 l’Università di Berna), il Prof. Dott. Michael Stolz e il suo gruppo di ricerca accettarono la grande sfida di elaborare una nuova edizione critica del romanzo di Parzival. Oltre a un’edizione pianificata in forma di libro, anche l’accesso ai dati in forma elettronica ne farà parte. Come fondamento furono trascritti tutte le 89 testimonianze testuali e condotte ricerche sulla disposizione nei gruppi dei manoscritti. “A grande vantaggio degli editori, la storia del testo di Parzival è già stata esaminata molte volte, anche da diverse prospettive”, spiega la Dott. Des. Mirjam Geissbühler, che fa parte del gruppo di ricerca come cooperatrice scientifica dal 2011. Così avrebbero potuto basare – nel miglior caso – le proprie indagini su risultati precedenti alla ricerca. Tuttavia, metodi digitali innovativi permettono delle opportunità completamente nuove di elaborazione e analisi testuale. Grazie a metodi di archiviazione elettronica, ad esempio, risultano nuove prospettive sulle relazioni tra i numerevoli manoscritti.
Scritto a mano R Berna, Biblioteca della Borghesia, Cod. AA91 55v verso 282.9
Garantire la precisione
Il progetto finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica ha suscitato grande interesse. “La banca dati digitale risultata dal progetto Parzival è un vero tesoro per ricercatori”, spiega Geissbühler, che ha lavorato intensamente con la banca-dati come parte della sua dissertazione di laurea. Ha esaminato il cosiddetto manoscritto L che è stato tramandato insieme ad altri testi su Re Artù e sulla storia medievale.
La complessità della tematica è anche evidente nella durata del progetto. Dopo che nei primi quindici anni, le testimonianze furono trascritte e ulteriormente sistemate in un’edizione basata su quattro versioni parallele, ormai è la revisione ad essere in primo piano. “Garantire la coerenza in questo lavoro risalito all’era pioneristica della digitalizzazione è una grande sfida. Lavoriamo con massima precisione”, dice Geissbühler, così descrivendo la rilevanza di questi ultimi passi. In tale modo, l’esaminare l’uniformità del testo dell’edizione, che è inoltre legato a direttive precise, richiede un massimo di concentrazione e di lavoro di precisione da parte del gruppo della ricerca.
Scritto a mano O Munich, Biblioteca di Stato bavarese, Cgm 18 1r verso 3.25
La reputazione della letteratura medievale
Creare una nuova edizione moderna per la scienza non è l’unico arricchimento rappresentato da questo progetto. Anzi, serve anche a rinnovare l’immagine ormai diventata antiquata, quasi polverosa, degli studi di letteratura medievale. “Il lavoro con altre discipline come l’informatica e la biologia evolutiva porta una ventata d’aria fresca al campo”, afferma Giessbühler. Il futuro dell’aspetto della componente digitale sarebbe ancora molto incerto a causa del rapido sviluppo tecnologico. Di conseguenza vengono cercati modi di protezione durevole per i dati della ricerca. Ma per il momento, la germanistica della prima età moderna e del medievale può gioire di un rialzo e di una rivalutazione del loro mondo di ricerca – e gioire della nuova luce sul futuro del cavaliere desiderato, che ormai è più accessibile per tutti.
l'autrice

Anika Ruppen
l'esperta Università Bern
